Una generazione per la ricostruzione: la formazione professionale nel Dopoguerra

Genere, lavoro e cultura tecnica tra passato e futuro

Una generazione per la ricostruzione: la formazione professionale nel Dopoguerra

Nell’Italia del Dopoguerra e nel corso del successivo boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, l’istruzione e la formazione professionale divennero temi di forte coinvolgimento sociale, rivolti principalmente ad una generazione di giovani desiderosi di un riscatto. La guerra aveva lasciato profonde cicatrici: ora, nella fase della ricostruzione, giovani donne e giovani uomini sentivano sempre più l’esigenza di dare una svolta decisiva alla loro vita, per riconquistare la propria dignità umana ed economica, per uscire dal contesto familiare sentendosi forti di una propria autonomia.

I corsi di formazione erano promossi da Enti di carattere assistenziale, come l’Ente nazionale per l’assistenza ai lavoratori (1945 – 1979), e istituiti come vere e proprie scuole formative da Enti specializzati, come l’Ente nazionale per l’addestramento dei lavoratori per il commercio (1947 – 1974). Furono decisivi per lo sviluppo delle capacità individuali e per il puntuale inserimento nel contesto lavorativo italiano del momento, grazie a un preciso percorso di studi.

La documentazione dei fondi d’archivio, appartenenti agli enti citati, fornisce una testimonianza molto viva delle aspettative di vita dei giovani all’interno di una società in evoluzione e sempre più moderna.

La figura femminile, finalmente, si aprì un varco nella società e ne entrò a far parte in modo partecipativo e nel pieno rispetto dei propri diritti e dei propri doveri: il referendum del 2 giugno 1946 sancì il primo significativo segnale politico nei confronti delle donne italiane, le quali sempre più manifestarono apertamente il desiderio di emergere e di realizzarsi nel lavoro, fondamento dell’art. 1 della nostra Costituzione.

Staccarsi dal contesto familiare, uscire dalle mura domestiche e ricoprire un ruolo diverso da quello della casalinga caratterizzarono un nuovo modo di comportarsi e un nuovo modo per emanciparsi: la crescita culturale e la consapevolezza delle proprie attitudini stimolarono l’interesse all’apprendimento di un mestiere che avrebbe potuto concretizzarsi in una attività lavorativa. Anche le giovani donne divennero protagoniste nel mondo del lavoro: il settore alberghiero, con le sue diverse professionalità, le seppe accogliere sia in Italia che all’estero. Dai corsi di taglio e cucito, finalizzati ad esigenze personali e familiari, si poteva arrivare alla formazione sartoriale di alto livello, con la possibilità di affermarsi anche nel contesto commerciale ed imprenditoriale.


Bibliografia

  • Regione Emilia-Romagna, Guida ai fondi Archivio storico della Regione Emilia-Romagna. Bologna, giugno 2010
  • G.Bezzi, L.Ferranti, L.Garofoalo, R.Michielini, Imparare un mestiere in ScuolaOfficina 1/2020, pp. 24-29